Traduzione a cura di Vanessa Artoni
Nel corso degli ultimi 15 anni, tutti i 50 Stati dell’America hanno approvato leggi anti-bullismo; ciononostante, i risultati di un’indagine del 2011 suggeriscono che circa il 30% degli studenti delle classi dalla sesta alla dodicesima (che corrispondono alla scuola secondaria di primo e secondo grado del sistema italiano) abbia subito atti di bullismo. Alcuni studiosi suggeriscono che il bullismo costituisca la più diffusa forma di violenza a scuola.
Un progetto che è riuscito a diminuire la frequenza delle aggressioni verbali e fisiche nei campi di gioco di tre scuole primarie è il Bully prevention in positive behavior support (BP-PBS) (Ross & Horner, 2009).
Il BP-PBS rappresenta un eccellente esempio dell’espansione dei programmi di prevenzione del bullismo la cui efficacia è caratterizzata da un crescente supporto empirico (Sugai, Horner, & Algozzine, 2011). Questi programmi hanno in comune il fatto di “essere progettati in modo da adattarsi a un sistema di supporto del comportamento positivo che interessi l’intero contesto scolastico” (Ross & Horner, 2009, p. 749) o comunque di aderire alle caratteristiche fondamentali del School-Wide Positive Behavioral Interventions and Supports (PBIS; Sugai et al.).
Il PBIS costituisce “una cornice in grado di fornire sia una cultura sociale per l’intera scuola sia ulteriori livelli di supporto comportamentale con la forza necessaria a favorire il miglioramento degli esiti educativi e sociali per tutti gli studenti” (Horner & Sugai, 2015, p. 80). Quale tecnologia fondata sui principi dell’analisi del comportamento (cf., Anderson & Kincaid, 2005), il PBIS si struttura attorno a un modello di prevenzione su più livelli, inizialmente impiegato per i servizi alla comunità (Walker et al., 1996).
Il bullismo si manifesta in varie forme differenti (e.g., verbali, fisiche, sociali); quello legato alle allergie alimentari, ad esempio, costituisce una forma di bullismo recentemente portata alla luce dai media. La maggioranza delle definizioni del bullismo, comunque, enfatizza tre caratteristiche comuni: l’intenzione di nuocere, lo sbilanciamento di potere, e lo scontro ripetuto (Ross & Horner, 2009).
Sotto il profilo concettualmente sistematico dell’analisi del comportamento (Baer, Wolf, & Risley, 1968), il termine “bullismo” non può essere riferito a una classe di comportamento operante; piuttosto, sembra più connotare un giudizio circa il comportamento (Ross & Horner, 2009), per quanto senza dubbio rimandi a un quadro sindromico socialmente rilevante di comportamento problematico. Il BP-PBS e altri programmi di prevenzione del bullismo fondati sulle componenti fondamentali del PBIS probabilmente ottengono migliori risultati rispetto ad altri programmi di prevenzione in quanto definiscono operazionalmente il bullismo e progettano interventi basati sulla funzione dei comportamenti definiti quali bullismo. Il PB-BPS, ad esempio, si focalizza su una delle funzioni riferite più comunemente al bullismo – l’attenzione dei pari (Ross & Horner; si veda anche Peace, 2016).
Vorrei ringraziare il Dottor John Eshleman per i suoi commenti e suggerimenti, che hanno guidato la bozza finale di questo post.
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